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Filariosi cardiopolmonare: una patologia sempre attuale
La filariosi è una malattia parassitaria che colpisce i carnivori domestici, non è pericolosa per l’uomo, ma può essere letale per il cane e per altri animali. Trasmessa dalle punture di zanzara, ha il suo picco nella stagione calda.
La filariosi cardiopolmonare è una patologia causata dal parassita Dirofilaria immitis e si trasmette da un cane ammalato a un cane sano attraverso la puntura di zanzara. Quando una zanzara punge un cane malato di filariosi, insieme al suo sangue succhia anche larve di Dirofilaria che, alla puntura successiva, saranno inoculate nei tessuti di un altro cane o di un altro animale. Nel nuovo ospite le larve (microfilarie) iniziano a crescere e a spostarsi verso il cuore dove, divenute ormai vermi adulti (fino a 30 centimetri di lunghezza), possono cominciare il loro ciclo riproduttivo producendo altre microfilarie. L’invasione colpisce solitamente l’arteria polmonare, la vena cava inferiore e l’atrio destro del cuore: un singolo cane ammalato può ospitare da 3 a 50 parassiti adulti che vivono fino a 7 anni, sempre che non ne provochino prima la morte.
La filariosi cardiopolmonare, una volta circoscritta all’Italia centro-settentrionale, sta estendendo la sua pericolosità in aree geografiche del nostro paese, fino a ieri ritenute estranee al rischio .
Il periodo di maggior pericolo è quello in cui sono attive le zanzare, da febbraio a novembre con un picco nei mesi estivi. La zanzara comune (Culex pipiens), vettore primario della filariosi, è attiva principalmente nelle ore notturne, per un periodo che si estende da febbraio a dicembre. La zanzara tigre (Aedes albopictus), altro vettore di filariosi cardiopolmonare, è attiva nelle ore diurne ed è presente anch’essa da febbraio a dicembre.
In uno stadio iniziale questa patologia è asintomatica: il cane in questa fase può sembrare sano. La filariosi può manifestarsi anche ad una certa distanza di tempo dal contagio, pertanto è importante eseguire ogni anno un test di controllo presso il proprio medico veterinario curante così da verificare se l’animale sia stato infettato. Successivamente alla fase asintomatica, subentrano dei sintomi caratteristici, quali tosse persistente e riluttanza a muoversi o a fare esercizio fisico; quindi subentra una fase di spossatezza, accompagnata da diminuzione dell'appetito e perdita di peso. Un’infestazione grave, se non diagnosticata e curata in tempo, può portare alla morte dell’animale.
La diagnosi si ottiene tramite esami del sangue e eventualmente ecocardiografia.
La terapia per la cura degli animali infetti è lunga, complessa ed espone i pazienti a rischi cardiopolmonari che possono avere esito fatale. Prevede l’utilizzo di farmaci che devono essere dosati attentamente dal Veterinario in base allo stadio della malattia e allo stato di salute generale dell’animale. Inoltre, se le filarie sono rimaste a lungo nel cuore dell’animale, questo probabilmente resterà cardiopatico anche dopo la terapia, poiché il danno causato al cuore non sempre è reversibile.
La profilassi della filariosi è la soluzione migliore per prevenire l’infestazione dovuta a questi parassiti. Annualmente il veterinario curante può eseguire un controllo ematico per escludere la presenza del parassita e successivamente prescrivere, a seconda della specie, razza e ambiente di vita, farmaci da somministrare per bocca, ad uso topico o iniettabili che prevengano l’infestazione. Rimedi fai-da-te come non far uscire il cane di notte e al crepuscolo o trattamenti con dei normali repellenti per zanzare sono del tutto insicuri e sconsigliabili.
La filariosi può colpire anche gatti e furetti. Il parassita è lo stesso che provoca la filariosi nel cane; anche i vettori della malattia sono i medesimi, ma le modalità di manifestazione della patologia sono diverse rispetto a quelle che si registrano nel cane. Il cuore in queste specie è molto più piccolo di quello dei cani e può essere sufficiente un numero di vermi decisamente minore per causare seri problemi. La filariosi in queste specie si manifesta in modo molto subdolo e non sempre i segni clinici sono facilmente identificabili. Si possono osservare forme iperacute con collasso e gravi problemi respiratori che possono condurre alla morte dell'animale. Si registrano anche alcuni casi di morte improvvisa. In queste specie il trattamento della filariosi comporta rischi maggiori di quanto non avvenga con il cane, per questo motivo la strategia preventiva è decisamente consigliabile in quelle zone in cui la patologia è più diffusa ovvero nelle regioni dell'Italia centro-settentrionale. Le caratteristiche peculiari della filaria in queste specie, unite alle difficoltà diagnostiche ed alla non disponibilità di un trattamento adulticida rendono la prevenzione l’arma più efficace contro questa pericolosa malattia parassitaria.